In viaggio verso la vita
Per un concorso interscolastico i ragazzi di 2A della scuola media don Milani di Sesto San Giovanni hanno invitato una nostra operatrice a raccontare la propria storia. Il tema del concorso “In viaggio verso la vita” li coinvolgeva già, avendo letto in epica il viaggio di Ulisse. Riflettuto sul valore dell’ospitalità e su come tale virtù determini la differenza dell’umano, hanno scoperto che il mare attraversato dal prode Ulisse è lo stesso mare che in questi anni traghetta famiglie di profughi.
“Nella nostra scuola abbiamo ospitato per qualche ora Mirlinda, una signora albanese venuta a raccontarci la sua drammatica esperienza di profuga; l’hanno accompagnata due ragazze disabili ospiti del centro in cui lavora e una collega. Mirlinda viene da Lushnje e ha dovuto lasciare la sua terra natia a 24 anni a causa della guerra. Una fuga dalla violenza e dalla miseria… e non era certo ciò che desiderava per lei. Così decise di dare una svolta alla sua vita, consapevole di meritare qualcosa in più di quel che aveva.
Dopo un viaggio di due ore su un gommone carico di disperati e speranza, attraversato quel tratto di mare Adriatico che la separava dall’Italia, riesce finalmente a sbarcare ad Otranto. Ha affrontato questo viaggio di notte, con due vicini di casa e il loro bambino. Sapeva bene che quella piccola vita era più importante della sua, ma aveva comunque paura di morire. Al suo arrivo è stata ospitata da alcune persone che aveva conosciuto a casa e in seguito è stata accolta dalle suore che l’hanno aiutata ad ottenere il suo primo permesso di soggiorno. Sapeva che per riuscire a ricostruirsi una vita ci sarebbe voluto molto tempo e che sarebbe stata dura, ma la prova più difficile è stata non poter parlare per tre mesi con la madre, la quale non aveva appoggiato la sua scelta di emigrare. In quanto figlia unica fu molto difficile lasciare l’amata famiglia e fu un sollievo quando dopo quel periodo la madre la richiamò.
Nella sua famiglia si professavano due diverse religioni, sua madre era musulmana, mentre suo padre era ortodosso e avevano sempre dato a lei la facoltà di poter scegliere la sua religione senza alcun tipo di condizionamento. Una volta giunta in Italia Mirlinda ha fatto la sua scelta e si è fatta battezzare, una scelta fatta col cuore dato che ha la ferma convinzione che Dio l’abbia aiutata durante il suo pericoloso “viaggio della speranza”. Nel nostro paese inizialmente si è sentita esclusa, emarginata dalla società. Aveva la continua sensazione che tutti la guardassero con occhi diversi, con sospetto, come la profuga venuta in Italia per rubare il lavoro a qualcun altro e non come una donna che, forte e coraggiosa, era stata capace di lasciare il suo paese devastato dalla guerra e la sua famiglia, per cercare di vivere una vita piena, lontano dall’odio e dalla disperazione.
Pur possedendo una laurea, ci ha messo cinque mesi a trovare il suo primo lavoro, per fortuna conosceva già un po’ della nostra lingua grazie alla televisione. Con il tempo si è integrata, ha trovato lavoro presso un centro diurno a Milano, Cardinale Colombo, riuscendo finalmente a sentirsi utile ed accettata. Mirlinda è riuscita, fortunatamente, a rivedere i suoi genitori prima della loro morte e ha ancora il desiderio di tornare in Albania, dove le piacerebbe un giorno aprire un centro come quello in cui sta lavorando. Rispondere alle nostre domande le ha fatto tornare in mente tutti i bei ricordi trascorsi con la sua famiglia a casa. Ora Mirlinda è in Italia da 17 anni.
Questa esperienza l’ha resa più saggia e più forte, le ha insegnato cos’è il coraggio e che la morte non va temuta in quanto parte della nostra vita”.
Ringraziamo tutti i ragazzi per questa splendida intervista. Siamo convinti che le storie più belle non siano lontane, ma che siano a un passo da noi.